10 libri da leggere a Natale

Eccoci, siamo entrati a pieno regime nell’atmosfera natalizia! C’è qualcosa riguardo a dicembre che mi fa sempre innamorare, una storia d’amore lieve e misteriosa tra me, il freddo, le luci, le camminate vestiti pesanti per le vie di Milano e i dolci di Natale alla cannella. Ciascuno ha i suoi piccoli riti durante le feste, la cosa che personalmente amo fare di più è mettermi addosso un bel maglione extra large, calzettoni comodi e mettermi di fronte al camino a leggere libri, possibilmente che siano in tema Natale, inverno, magia delle feste, grande Nord. Per questa ragione questa volta non ho intenzione di parlarvi di un libro in particolare, ma di proporvi una selezione di dieci libri perfetti da leggere durante il periodo natalizio e che possono diventare anche una bella idea regalo.

  1. IL PASTORE D’ISLANDA, Gunnar Gunnarsson (ed. Iperborea). Questo per me è il libro del Natale per eccellenza, che mi piace rileggere ogni anno. Si tratta di un centinaio di pagine che si possono terminare in un pomeriggio o due. Parla di Benedikt, pastore islandese che ogni anno la prima domenica d’Avvento si mette in cammino per riportare in salvo le pecore disperse sui monti, un modo tutto suo per festeggiare il Natale. In questa sua incredibile sfida contro la maestosità della natura islandese, viene accompagnato dai suoi fedeli amici animali: il cane Leo e il montone Roccia. Una storia semplice diventata parabola universale che si interroga sui valori essenziali dell’uomo e sul suo rapporto con la natura, in Islanda è considerato il vero canto di Natale.
  2. INVERNI LONTANI, Mario Rigoni Stern (ed. Einaudi). Non c’è cielo più bello e azzurro di quello d’inverno, quando c’è il sole, e non c’è sensazione più bella di mettersi in cammino per un sentiero in montagna. Per me leggere Rigoni Stern significa immergersi in quelle atmosfere senza tempo, respirare l’odore dei boschi e ritrovare la pace. Tutti i suoi libri sono simili tra loro nelle tematiche che trattano, ma non stancano mai: vi si condensano i ricordi della guerra, si celebra la sua sensibilità verso la natura e la montagna e racchiudono tutto il fascino di tempi perduti, di serate passate al lume di candela a leggere e a prepararsi al grande freddo. Ho messo due titoli esemplificativi, questo e quello che vedete qui appena sotto.
  3. IL LIBRO DEGLI ANIMALI, Mario Rigoni Stern (ed. Einaudi). Il bosco come universo narrativo e i suoi animali come protagonisti. In questo periodo dell’anno per me i libri di Mario Rigoni Stern sono un must. I racconti racchiusi in questa raccolta rievocano i millenari meccanismi della natura dove il male non è vissuto in maniera angosciosa, ma come necessaria catena di sopravvivenza. Si parla di cani, caprioli, lepri, racconti in cui la luce scende su tutto come una carezza, o una benedizione, e si cammina per i boschi respirando il profumo del legno, degli abeti, senza desiderare niente di più di quello che in quel momento si ha davanti agli occhi.
  4. L’ORATORIO DI NATALE, Göran Tunström (ed. Iperborea). Sì, io a dicembre (e forse non solo) vorrei tanto trasferirmi in un paese scandinavo in mezzo a deserti bianchi di neve e casette di legno, quindi troverete molta Iperborea in questo elenco. L’Oratorio di Natale è una delle più famose e più eseguite composizioni sacre di Bach, in questo romanzo Victor Nordensson, musicista di fama internazionale, torna dopo tanti anni a Sunne, la cittadina di provincia svedese dov’è nato, per dirigere un’orchestra di dilettanti. Questo è lo spunto narrativo per ripercorrere la parabola di tre generazioni diverse della sua famiglia in un lungo flash-back, un viaggio alla ricerca delle sue radici di artista e di uomo, in cui verranno ricordate storie in cui i personaggi devono affrontare grandi dolori, ma non si stancheranno mai di rincorrere la propria felicità.
  5. IL LIBRO DI NATALE, Selma Lagerlöf (ed. Iperborea). I paesi scandinavi pullulano di leggende sul Natale e questo è il libro perfetto se volete immergervi nelle atmosfere dei bui inverni svedesi, quando la famiglia si riunisce intorno al fuoco per raccontare fiabe e storie. La penna di Selma Lagerlöf trasforma il folklore nordico in racconti senza tempo con un linguaggio volutamente semplice che vuole però descrivere tutte le complessità che si nascondono dietro al quotidiano e l’infinita ricchezza della vita. Sono otto racconti il cui filo conduttore è un sentimento religioso molto forte che tende a sfociare in una visione magica dell’intervento divino, in una mescolanza tra cristianesimo e paganesimo tipicamente nord-europea.
  6. UNA PASSEGGIATA D’INVERNO, Henry David Thoreau (ed. La nuova frontiera). Thoreau è citato moltissimo come paladino della fuga dalla città per il buen retiro in campagna, ma letto davvero, pochissimo. Questa edizione impreziosita dalle bellissime illustrazioni di Rocco Lombardi mi sembra un buon motivo per farlo. Thoreau scelse la vita selvaggia ed estrema perché detestava com’era combinata la nostra società e il testo qui proposto va letto in questa chiave ribelle e disobbediente. La sua è una scrittura molto vivida e sensoriale che tratta con brutale sarcasmo la retorica della vita all’aria aperta come svago o moda salutista, quando parla di rigenerazione tramite la Natura, lo intende sul serio. Questo libro è un ottimo modo per immergerci in paesaggi fisici e mentali lontani dalle nostre abitudini.
  7. CANTO DI NATALE, Charles Dickens (ed. BUR) Andiamo proprio nel super commerciale, ma non potevo esimermi dall’inserire Dickens nell’elenco. Anche perché questo, come succede con Thoreau, è un titolo tanto citato, ma chi di voi in fondo l’ha letto davvero? Secondo me non tantissimi. Non mi metto neanche a parlarvi della storia perché tutti conoscono il personaggio di Scrooge, almeno nella versione disneyana interpretato da Paperon de Paperoni :), ma il mio consiglio è quello di leggerlo direttamente dalla penna di Dickens che era un eccellente ritrattista capace di caratterizzare splendidamente i suoi personaggi. Un libro da tenere nella propria biblioteca dei classici.
  8. IL REGALO PIÙ BELLO, autori vari (ed. Einaudi). Un’antologia di grandi autori – e altrettanti classici – per svelare i mille volti della magia del Natale, la festa che più di tutte ha ispirato in ogni tempo voci e storie molto diverse tra loro.

Gli ultimi due libri dell’elenco vorrei dedicarli alla letteratura per bambini e ragazzi. Quando visito una libreria faccio sempre una puntata in questo reparto per sfogliare i libri illustrati, li trovo meravigliosi, e ovviamente ce ne sono tanti anche sul tema Natale, storie che nella loro semplicità non sono mai così scontate e aiutano i bambini fin da subito a costruirsi un’immagine critica del mondo e immagazzinare certi valori etici. Ne metto due che secondo me sono molto carini:

  1. UN MILIONE DI BABBI NATALE, Motai – Maijala (ed. Terre di Mezzo). Cosa è successo quando le persone sulla Terra sono diventate troppe? Be’ anche Babbo Natale si è dovuto fare in quattro, letteralmente, anzi in molti di più! Per garantire che tutti ricevessero i regali sono comparsi un milione di Babbi Natale peccato che però anche la loro dimensione si sia ridotta in proporzione e adesso sono così piccoli che non riescono neanche a trasportare un pacchetto. Per ovviare al problema, decidono di infilarsi nelle orecchie degli adulti e sussurrare loro “Fate un regalo a ogni bambino!”. E gli adulti obbediscono sempre. Una storia molto sagace che mette in gioco la fatidica domanda: ma Babbo Natale esiste davvero?
  2. IL BAMBINO CHE PARTÌ PER IL NORD ALLA RICERCA DI BABBO NATALE, Kim Leine (ed. Iperborea). Il piccolo Andreas vive in Groenlandia e nel tentativo di dimostrare al papà, che proprio non ama il Natale, quanto sia magica questa festa lo trascina con lui a Nord su una slitta trainata dai loro cani alla ricerca di Babbo Natale. Un’avventura che li porterà su e giù per i pendii ghiacciati e che metterà in risalto questo speciale legame padre-figlio.

Bene, che ne dite a questo punto di accompagnare la lettura di tutti questi libri con dei cookies allo zenzero? Questo periodo dell’anno è fatto apposta per infornare biscotti e questa volta ho seguito una ricetta un po’ diversa dai soliti biscottini pan di zenzero, tanto carini eh, ma che di solito vengono piuttosto sottili e secchi. In questa maniera otterrete invece dei cookies dal cuore morbido e soffice, con i bordi leggermente croccanti, all’aroma di zenzero e melassa, che meraviglia! Il gusto è particolare, a me ha fatto fare un tuffo nell’infanzia perché mi ricorda il sapore delle caramelle Mou che mi dava mia nonna. Io non l’ho fatto, ma sarebbero ottimi da decorare con una glassa, intanto vi lascio la ricetta base da cui partire per sperimentare poi le vostre skills decorative. La ricetta originale prevedeva l’uso di uova e burro, io l’ho resa vegetale sostituendo gli ingredienti di origine animale.

INGREDIENTI:

  • 200 g di zucchero bianco
  • 170 g di burro vegetale ammordibito (io ho usato Vallè)
  • 40 g di salsa di mele (al posto di un uovo)
  • 100 g melassa di canna da zucchero (la trovate nei negozi tipo NaturaSì)
  • 280 g di farina 00
  • 2 cucchiaini di bicarbonato di sodio
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • 1-2 cucchiaini di zenzero in polvere

Montate con l’aiuto di uno sbattitore elettrico lo zucchero e il burro, aggiungete poi la salsa di mele e la melassa, sempre mescolando incorporate la farina, il bicarbonato, il sale e lo zenzero. Otterrete un composto morbido ma abbastanza denso. Preriscaldate il forno ventilato a 160° e mettete un foglio di carta forno sulla placca. Prendete un cucchiaio e schiaffate sulla carta forno una quantità di impasto un po’ più piccola di una pallina da golf. Non dovete appiattirla, il biscotto prenderà poi da solo la sua forma. Fate cuocere in forno per 10-12 minuti circa, la cottura dipende chiaramente anche dalla grandezza del biscotto, se li tenete più del dovuto rischiate di farli venire troppo secchi. Una volta sfornati date spazio alla vostra fantasia per le decorazioni!

La felicità sulle montagne

La felicità del lupo è il nuovo libro di Paolo Cognetti che ancora una volta ci trasporta sulle montagne. Non conosco molto della sua vita privata, ma ho subito avuto la sensazione che ci sia dentro molto di autobiografico. Parla di Fausto, quarantenne appena separato dalla fidanzata con cui condivideva un appartamento a Milano che decide di rifugiarsi sulle montagne per trovare riparo e conforto dalla delusione generale che sembra permeare la sua vita in quel momento sul fronte affettivo, lavorativo e d’ambiente. Va a Fontana Fredda, luogo che conosce fin da bambino, si perde tra camminate e taccuini scarabocchiati e si improvvisa poi cuoco nel ristorante di Babette, anche lei fuggita da Milano tanto tempo prima e con cui Fausto sembra subito trovarsi in sintonia. A servire ai tavoli c’è Silvia, ventisette anni, anche lei irrequieta e in cerca di soluzioni per la propria vita. Tra i due scatta subito qualcosa e inizia una relazione che entrambi sanno potrebbe finire a breve ma nel frattempo scalda il loro lungo inverno a Fontana Fredda tra neve e piatti di polenta cucinati per gli sciatori e gli operai degli impianti. Silvia non sa ancora se la montagna è il suo desiderio di una vita o un rifugio temporaneo, intanto una volta arrivata l’estate, mentre Fausto lavora sempre come cuoco ma questa volta per i taglialegna, decide di prestare servizio allo storico rifugio Quintino Sella ai piedi del Felik, vetta del massiccio del Monte Rosa, dove Fausto va a trovarla appena riesce.

Nel racconto di questo segmento delle loro vite, e di tutti i personaggi che gli gravitano attorno, la montagna sembra assumere lo stesso ruolo delle montagne nelle stampe di Hokusai di cui si parla nel libro. Massicce e silenti osservatrici, impermeabili di fronte ai piccoli e grandi sconvolgimenti che le circondano, affascinanti e imprendibili nella loro imponenza, che sembra essere fatta per ricordarci quanto in fondo si perda in piccolo sciocchezze la nostra esistenza. La scrittura di Cognetti è leggera, limpida, lo è sempre stata e continua a esserlo anche adesso che il suo panorama è cambiato e si è elevato di quota. Fausto nella sua vita faceva lo scrittore e scriveva per lo più di donne, uomini e amori, storie che ormai non gli sembrano nemmeno più sue, adesso vuole parlare della natura, di un torrente di notte e di un cervo che si avvicina per bere. La parabola di Cognetti sembra simile, è lontano il tempo di Manuale per ragazze di successo, ma le dinamiche dei suoi personaggi vengono ancora trattate con la stessa finezza psicologica e l’intimità di sempre. Fausto nel dialogo con la natura ha ritrovato il sapore della vita, delle relazioni umane sincere, il desiderio della corporalità, ha riscoperto che le cose a volte semplicemente esistono in sé e per sé e non c’è nessuna filosofia o nostalgia pronta a palesarsi, tutti aspetti che a Milano erano stati schiacciati e persi nel traffico e nello smog e Cognetti sa restituircelo con immediatezza tramite il racconto di questa storia semplice. È diventato un po’ il Rigoni Stern della nostra generazione con un passato più mondano, e personalmente leggendolo ci ritrovo quella sensazione di tepore che si prova arrivando in un rifugio caldo dopo una camminata lunga e stancante.

È così che devono essere i rifugi.

IL PIATTO DEL LIBRO: In questo romanzo la cucina è molto presente proprio per il fatto che Fausto rinasce in veste di cuoco, prima nel ristorante di Babette e poi per i taglialegna d’estate nel bosco. Il fatto di sapere fare da mangiare diventa il suo tratto distintivo tra i montanari del luogo, che in questo modo vedono anche più di buon occhio l’incursione di questo forestiero nella loro piccola comunità. In un passo del libro si dice: “ecco un paio di lezioni che Fontana Fredda stava dando a Fausto Dalmasso, lo scrittore. Uno: c’è sempre bisogno di qualcuno che faccia da mangiare; di qualcuno che scriva, non sempre”. Nei menu di montagna sappiamo tutti che la carne è ovunque, quando vado in montagna la maggior parte delle volte sopravvivo grazie ai funghi, quindi grazie funghi di esistere!, e memore delle mie mille passeggiate sulle cime che non mi sembrano mai abbastanza, ho preparato un piatto di tagliatelle ai funghi porcini.

INGREDIENTI PER 2 PERSONE:

  • 200 g di tagliatelle di kamut
  • 150 g di funghi porcini (se non li trovate freschi che sarebbe il meglio, potete optare per quelli surgelati)
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • sale e pepe

Mettete a soffriggere l’aglio in una padella con un po’ di olio, quando ha preso sapore aggiungete anche i funghi porcini tagliati a cubettoni. Fateli saltare per qualche minuto a fiamma viva, salate e abbassate la fiamma lasciando cuocere i funghi per 10-15 minuti nei loro liquidi fino a totale evaporazione. Nel frattempo cuocete la pasta in abbondante acqua salata avendo riguardo di tenere da parte un bicchiere di acqua di cottura da utilizzare poi quando verrà fatta saltare insieme ai funghi per ottenere un sughetto cremoso. A questo proposito potete aggiungere anche un pizzico di amido di mais. Servite le tagliatelle ben calde aggiungendo in ultimo il prezzemolo.

CITAZIONE DAL LIBRO:

Ma tu che ci sei stato tante volte, l’hai capito perché ci vanno? Che cosa c’è su di là?
Vento.
E neve.
E poi?
Magari il sole. Se non ci sono le nuvole!
Lo Sherpa rise. Due volte l’Everest, ma era impossibile estorcergli una qualche filosofia. A parlare con lui tutto sembrava semplicemente stare al mondo: secchio, straccio, vento, sole, neve.